“Posso fidarmi di un estraneo??”

Durante gli anni della formazione professionale, mi sono resa conto di quanti falsi miti, dubbi e preconcetti ruotano attorno alla figura dello psicoterapeuta. Alcuni derivanti da un assetto culturale che svaluta il mio ruolo, preferendo ad una consulenza professionale una chiacchierata con un amico o un prete confessore; altri conseguenti all’arroganza propria della natura umana che implica che, in fin dei conti, ce la si fa da soli e che se si è abbastanza forti si va avanti e si risolve ogni cosa. 
Ma vediamo quali sono le frasi che spesso mi son sentita dire in risposta al mio lavoro.
“Se io sto male perché mai dovrei andare da uno sconosciuto a raccontare i fatti miei? Se la persona non mi conosce, come può consigliarmi nel modo giusto?”
Il presunto “sconosciuto” è una persona che ha seguito una formazione lunga e faticosa, che ha incluso un percorso personale di terapia individuale, di gruppo e supervisione. La bellezza nel raccontare i fatti propri ad una persona che non si conosce (non dimentichiamo formata), sta nel fatto che ci si relaziona ad essa per la prima volta, incontrando un’accoglienza libera da coinvolgimenti emotivi e pregiudizi. Uno dei fattori liberatori di una consulenza professionale sta nella possibilità di dire e raccontare qualunque cosa si vive con vergogna, disagio, giudizio. E ci si rende conto di questo quando al primo incontro si rimane sorpresi dall’atteggiamento dello psicoterapeuta che è lì per noi, pronto ad ascoltare attivamente tutte le difficoltà che ci portiamo dentro. E questo rappresenta una grandiosa scoperta! 
Lo psicoterapeuta non dà consigli, mai! Non dirà mai cosa è giusto o non è giusto fare, cosa si deve o non deve fare; lo psicoterapeuta fa in modo che sia la persona, con le proprie risorse,  a scoprire cosa vuole o non vuole fare davvero!! Questo perché ogni persona, per quanto complessa, con vissuti difficili e dolorosi, per quanto malvagia, criminosa e tossica, detiene il cofanetto con il potenziale necessario all’equilibrio individuale. Il terapeuta guida nella ricerca della chiave del cofanetto e tira fuori ogni singola cosa possa essere utile a star meglio. 
Parlare con un amico fidato è sempre bellissimo e fa bene alla vita, ma delle volte per ritrovare se stessi serve qualcosa di diverso!
Sono forte, ce la faccio da solo, non ho bisogno di nessuno!”
Anche io dopo l’esperienza traumatica del terremoto dell’Aquila, ne ero convinta. Passai gli anni successivi a raccontarmi e ripetermi che sarebbe passato e che, essendo forte e tenace, avrei superato ogni cosa. Sono andata avanti, è vero, ma solo quando ho cominciato la mia terapia personale ho capito cosa si è spezzato per me in quell’esperienza e cosa è riemerso di ciò che avevo dentro! In quegli anni ero certa che nessuno mi avrebbe capita o ascoltata come io desideravo; nessuno avrebbe compreso il mio dolore per il crollo di ogni aspettativa e di ogni desiderio futuro. 
Esaminare cosa ho sentito di aver perso, cosa ho lasciato e cosa ho scelto di portarmi dietro, mi ha dato la possibilità di abbandonare un’esperienza del passato per andare avanti con una diversa consapevolezza. Quando si resta ancorati ad un vissuto passato doloroso si finisce per perdere di vista ciò che è presente. Ci raccontiamo continuamente una moltitudine di falsità su chi siamo e come siamo, perché  ammettere a noi stessi di essere fragili, vulnerabili e sofferenti rappresenta un grandissimo fallimento. Ma fallisce chi sente di aver bisogno e si impone di far finta di niente o chi decide umilmente di chiedere aiuto???
Sex Education© (2019).
Creato da Laurie Nunn – Prodotto e distribuito da Netflix.
” E io dovrei spendere tutti quei soldi per parlare con qualcuno? Non ci penso proprio!”
La psicoterapia privata ha i suoi costi, non v’è dubbio. La scuola di psicoterapia della durata di 4 anni, anche! Il costo di una seduta (50 minuti), varia dai 50 ai 100 euro; questo significa che nell’arco di un mese la terapia, nella migliore delle ipotesi, costa intorno ai 200 euro. Quanti soldi si sprecano per farmaci che fanno dormire, che rilassano, che tolgono l’ansia, che sedano il corpo, che rendono più prestanti? Fate i conti. Quanti soldi vengono spesi per cose superflue a cui si può rinunciare? Delle volte è più importante la cura dell’anima che quella estetica del corpo. Come in ogni impegno, sono necessari dei sacrifici e delle rinunce, anche economiche. Inoltre, esistono contesti (associazioni, consultori ecc.) che forniscono consulenze psicologiche a costi ridotti o addirittura gratuite. Informatevi e prendetevi cura di voi stessi, costi quel che costi!!! 🙂
” Per quanto tempo devo seguire la terapia?”
La terapia non ha un tempo prestabilito, né un’efficacia scontata. Nella mia pratica, dopo il primo incontro,  stabilisco 4 sedute per capire se c’è feeling e se si è disposti a continuare. La terapia è una relazione e come tale si fa in due; affinché il percorso proceda e si sviluppino fiducia e alleanza, è necessario siano presenti da entrambe le parti interesse, motivazione e affinità.
Fritz Perls, fondatore della psicoterapia della Gestalt, diceva: 
Io sono io. Tu sei tu.
Io non sono al mondo per soddisfare le tue aspettative.
Tu non sei al mondo per soddisfare le mie aspettative.
Io faccio la mia cosa. Tu fai la tua cosa.
Se ci incontreremo sarà bellissimo;
altrimenti non ci sarà stato niente da fare.
Se ti assumi la responsabilità di quello che stai facendo,
del modo in cui produci i tuoi sintomi,
del modo in cui produci la tua malattia,
del modo in cui produci la tua esistenza
al momento stesso in cui entri in contatto con te stesso
allora ha inizio la crescita, ha inizio l’integrazione.
Sarò con te. Sarò con te con il mio interesse,
la mia noia, la mia pazienza, la mia rabbia, la mia disponibilità.
Sarò con te, ma non ti posso aiutare.
Sarò con te. Tu farai quello che riterrai necessario”
La psicoterapia può durare settimane, mesi, anni. Diversi fattori ne influenzano la durata: problematica, sintomo, impegno, costanza, resistenze. La persona è libera di interrompere il percorso in qualunque momento, purché si stabilisca un ultimo incontro. In alcuni casi, risolto il sintomo, si sceglie di fermarsi; in altri si decide di andare avanti per conoscere se stessi in modo più ampio e approfondito. Il terapeuta, in quanto professionista cosciente, riconoscerà le volte in cui il percorso si sta concludendo, anche quando la persona non se ne rende conto. 
Come il tempo, non c’è un’efficacia certa e matematica. L’esito della terapia dipende sempre da entrambe le parti, ciascuna con la propria responsabilità. In ogni caso, munitevi di pazienza. Così come avete impiegato una vita per produrre problemi, non pretendete che in poco tempo si risolva tutto. 
Lo psicoterapeuta non ha la bacchetta magica né entra nella mente delle persone. Lo psicoterapeuta fa in modo che siate voi a trasformare magicamente la vostra vita!
“Io non sono mica pazzo!”
Ci sono diversi tipi di problematiche psicologiche e psichiatriche. Delle volte disturbi specifici (depressione, schizofrenia, bipolarismo ecc.) richiedono anche una terapia farmacologica somministrata dallo psichiatra. In altri casi, eventi e momenti difficili capitano a tutti. Accade, infatti, che ad un certo punto della vita succede qualcosa (lutto, perdita del lavoro, trauma, gravidanza ecc.) che spezza una o più ossa dello scheletro corporeo; è come se un determinato cambiamento creasse una frattura vera e propria dell’assetto costruito nel tempo, che richiede un ripristino di tutte le funzioni. 
Ad esempio, cado per strada e mi fratturo il polso destro. L’evento implica che dovrò ricorrere all’ortopedico per ingessarlo e nel frattempo soffrirò moltissimo prima che si calcifichi. Questo richiederà un adattamento nelle attività quotidiane, nelle quali dovrò fare ogni cosa con la mano sinistra e dovrò stare attenta e aver cura che il polso destro non venga colpito durante la guarigione. Proverò fastidio, tristezza, impotenza, frustrazione e spesso dovrò chiedere aiuto. Dovrò rinunciare ad andare in bici o in palestra, dovrò modificare la mia postura e mettere un sostegno per reggere il peso di questo braccio che sembra morto. Aspetterò con ansia il giorno in cui potrò toglierlo per tornare ad una vita normale. Quando giungerà quel giorno, in realtà proverò ancora amarezza nell’accorgermi che la muscolatura dell’intero braccio è scomparsa e non riesco neanche a tenere un bicchiere d’acqua in mano. Ho perso forza, movimento, elasticità. A questo punto dovrò cominciare la fisioterapia, la magnetoterapia e altro per far sì che recuperi a pieno la funzionalità. Mi sentirò stanca e demotivata, mi sembrerà un tragitto infinito la cui meta è lontana.
Intanto passerà del tempo e le terapie termineranno. Un bel giorno mi accorgerò di aver recuperato solo un po’ di forza e di movimento; continuerò a fare esercizi per conto mio e camminerò per strada con la paura che possa accadere di nuovo.  Passeranno giorni fino al momento in cui con gioia potrò finalmente tornare a fare ogni cosa, con attenzione e prudenza, badando alle strade su cui camminerò.
Andare dall’ortopedico non significa essere tetraplegici così come andare dallo psicologo non significa essere PAZZI!!! 
Abbiate cura di voi stessi, sempre!