Genitori colpevoli.

Passiamo una vita a ricercare il solo e unico riconoscimento che conta: quello dei genitori. Vediamo compulsivamente nel mondo proiettata ogni occasione per nutrire la fame di amore e stima che risolverebbe tutti i nostri problemi; o almeno così ci piace credere! E succede puntualmente che quando non otteniamo ciò che desideriamo, ci arrabbiamo e incapricciamo come bambini, scalpitando con piedi e mani che nessuno può consolare.
“Avrebbe dovuto apprezzare il mio lavoro”, “non si ama una persona facendo regali!”, “quando ho bisogno di lei non c’è mai” e così via. In questa pellicola di cui siamo protagonisti, certamente non risparmiamo neanche i diretti interessati, mamma e papà.
Ci sono situazioni e persone che attivano in noi lo Stato dell’Io Bambino, ovvero il bambino che siamo stati. Quando eravamo piccoli, nutrivamo bisogni specifici, paure, insicurezze e chi si è occupato di noi ha risposto a tali necessità. Il modo in cui siamo stati accolti o respinti nelle nostre emozioni, nel nostro esistere e nelle nostre domande, ha creato un’idea: “Se mi comporto bene mamma e papà mi amano; se mi comporto male mi rifiutano!”; “se esprimo rabbia mamma e papà mi apprezzano, se piango mi criticano”; “se sbaglio papà mi picchia, se non sbaglio papà mi vuole bene”. A tale idea il nostro giovane Adulto, o Piccolo Professore, ha capito come adattarsi alla realtà e ha scelto creativamente chi essere e come relazionarsi agli altri.
l problemi continuano quando divenuti ormai adulti, ci restano bloccati in gola fastidiosi e dolorosi bocconi che non sono andati giù e impediscono il passaggio di pasti più nutrienti e succosi. Portiamo rancore per l’affetto non ricevuto, per il regalo di Natale dimenticato, per le attenzioni mancate, per i soldi non spesi, per le botte gratuite, per le punizioni incomprese, per l’imposto silenzio. Restiamo ancorati alla convinzione che tutto ciò che non abbiamo ricevuto come avremmo voluto, ci è dovuto. Oggi pretendiamo che mamma ci porti al parco come aveva promesso nel ’93, che papà ci compri la bicicletta che sognavamo nel ’96 e che entrambi ci chiedano scusa e si autoflagellino fino a quando non decidiamo che può bastare.; e se così fosse non basterebbe comunque.
Big Fish© (2003). Scritto da Daniel Wallace e John August. Diretto da Tim Burton. Prodotto da Columbia Pictures, Jinks/Cohen Company, The Zanuck Company e Tim Burton Productions.
A questo punto, quando saremo davvero cresciuti?
Quando abbracceremo una nuova e straordinaria idea: i genitori non si possono cambiare. Quando ci renderemo conto di quanto gli somigliamo; quando alle accuse seguirà il perdono; quando accetteremo il loro modo di essere, sbagliato e non ma pur sempre reduce di un vissuto; quando riconosceremo il loro modo di amarci e ci stupiremo di come non corrisponde al nostro; quando sceglieremo le nostre emozioni e andrà bene che non siano le loro; quando riconosceremo loro ancor prima che loro riconoscano noi; quando saremo grati dell’esistenza che ci han regalato; quando ci volteremo indietro senza più dolore.
““Non me la sono mai presa con i miei genitori per come sono fatto, del resto anche loro devono esserci rimasti male!
Keith Richards
.