Il triangolo no

Vi siete mai chiesti il ruolo che avete in una relazione di coppia, in famiglia o in mezzo agli amici?
Ebbene, ciascuno di noi interpreta un ruolo nel quale si sente al sicuro e comodo nonostante possa risultare effettivamente dannoso per sé. Pensate alle relazioni nelle quali c’è chi svaluta e aggredisce e chi subisce passivamente, lamentandosene tutto il tempo; oppure alla classica crocerossina, che pur di cambiare l’altro, sopporta ogni genere di tradimento e mancanza di rispetto. Ecco, questi sono esempi di situazioni nelle quali ciascuno di noi si fa carico di un ruolo ben preciso, conosciuto, conveniente e dove ci si sente più capaci e competenti.

Il petroliere© (2007). Diretto da Paul Thomas Anderson. Scritto da Paul Thomas Anderson e Upton Sinclair. Prodotto da Paramount Vantage.
Karpman, attraverso il Triangolo Drammatico ideato nel 1968, prova a spiegare cosa succede quando lo scambio comunicativo si configura come risultato di interpretazioni ben precise. In altri termini, approfondisce i cosiddetti giochi psicologici, ovvero delle conversazioni dalle quali si esce con emozioni di frustrazione, tristezza, amarezza e rabbia. Questo succede quando in ciò che diciamo e ci viene detto, c’è sia un significato sociale, visibile, letterale, sia un senso psicologico implicito. Un esempio tipico utilizzato spesso per creare vignette simpatiche, è quello in cui se chiedi ad una donna “che hai?“, la risposta sdegnata “NIENTE” nasconde un messaggio implicito del tipo “sono arrabbiata, infastidita e vorrei ucciderti!”.
A questo proposito, il Triangolo di Karpman, definisce tre posizioni, che occupano i vertici della figura: Salvatore, Vittima e Persecutore. Ciascuna di esse favorisce una svalutazione di sé e dell’altro nel momento in cui si interagisce.
Vediamoli uno per volta.
Il Salvatore (ti aiuto io) è colui che si prodiga per gli altri. In questo modo sente di agire secondo ciò che è moralmente giusto, mettendo a tacere la propria incapacità, con la inammissibile sensazione di sentirsi superiore agli altri. Il suo scopo è aiutare la Vittima e questo gli permette di fuggire dai propri problemi e non sentirne le paure. Quando non riesce a salvare gli altri, subentra la frustrazione. Ciò che spesso non vede il Salvatore, è che occuparsi della Vittima non fa che renderla incapace di affrontare le situazioni con le proprie potenzialità.
Si diventa Persecutori (è tutta colpa tua), quando si svaluta l’altro esplicitamente, pur di non sentirsi vittime. Il Persecutore scappa dall’autenticità dei propri sentimenti con aggressività e rabbia, criticando e opprimendo la Vittima. Il Persecutore esprime una finta arroganza che non fa che allontanarlo dalle proprie inconfessabili fragilità.
La Vittima (povero me) ottiene attenzioni sia dal Salvatore che dal Persecutore. Attraverso questo ruolo, nutre il proprio senso di incapacità e dipendenza dall’altro; evita di assumersi le proprie responsabilità, delegando all’esterno i motivi delle proprie azioni. La Vittima si sente oppressa, accusata e disperata, con un’apparente incapacità di risolvere problemi o affrontare difficoltà.
La scelta del ruolo che interpretiamo con più facilità, deriva dal modo in cui abbiamo vissuto le primissime relazioni con le figure di accudimento. Proprio lì, infatti, abbiamo imparato che esprimere la rabbia è sinonimo di forza anche quando sentiamo tristezza; che lamentarci tutto il tempo perché non siamo in grado, non può che attirare a noi chi ci conferma tale idea o chi ci coccola negandocela; abbiamo imparato che l’altro è più importante di noi e che se lo aiutiamo sempre e comunque, è certo che non finiremo all’Inferno. Nei primissimi anni di vita cominciamo a costruire idee che riguardano noi stessi, gli altri e il mondo ed è proprio in base a queste che scegliamo che personaggio interpretare.
Quale ruolo interpretate per più tempo? A cosa vi serve?
Provate a rispondervi e lasciate che la prospettiva del modo in cui vivete le relazioni, cambi completamente aprendovi a nuove consapevolezze.
“E scoprire che sei proprio tu
La persona che ti ha fatto ridere di più.
E scoprire che sei proprio tu
La persona che ti ha fatto piangere di più.
Un buon amico
Lo stronzo che ti ha mentito
Sì, sei proprio tu.”
Ex Otago – La nostra pelle.